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L’essere formatori nasce dall’esperienza e dalla riflessione sull’esperienza. O più semplicemente: nasce dall’autobiografia.
Non può bastare rifarsi alla lezione di Zygmunt Baumann o di Edgar Morin o all’autorità di Papa Francesco. Non può bastarci seguire un carismatico eroe e nemmeno tornare ad un mitico passato.
Meglio concepire la formazione come sguardo gettato senza remore su quei terreni che ci appaiono oscuri, e fonte di paura. La formazione consiste nel lavoro su di sé che ogni cittadino del mondo è chiamato a compiere, e nella costruzione sociale di conoscenza. La formazione consiste nell’andare oltre l’ignoranza; innanzitutto la propria. Il timore del nuovo si supera sperimentando e studiando.
Credo sia questa la chiave del libro che pubblico ora. Libro che non a caso può essere inteso come un commento alla poesia che colloco all’inizio. Versi che ripercorrono la mia storia personale, che ho scritto e riscritto in più occasioni. Una versione si trova qui; un’altra qui.
Spero che la mia personale riflessione sull’esercizio della professione di formatore -professione così carica di responsabilità- costituisca un invito a ripensare questo ruolo sociale. In un momento in cui le nuove tecnologie impongono una sua riconfigurazione. Ma anche in un momento in cui la situazione sociale e politica e strategie aziendali tendono a svilirlo.
Più in generale, spero sia vero quello che scrive nella Prefazione Luigi Maria Sicca, al quale si deve il progetto PuntoOrg, e quindi anche la collana nella quale il libro esce:
“La questione della formazione così come proposta da Varanini, insomma, attraversa chiunque sia chiamato a responsabilità decisionali. E quel chiunque (riportato al manageriale e associato a formazione) indica con chiarezza che la persona cui è dato in sorte “to manage” non è solo il manager inteso in senso tradizionale, come persona che svolge una carriera di gestione in questa o quella azienda, ma ciascuno di noi che – a diverso titolo – si ritrova a che fare con processi di decision making“.
Le alette e la quarta di copertina del libro: