Un articolo su ‘Agenda Digitale’, 18 giugno 2021, a proposito della ricerca sugli atteggiamenti dei giovani di fronte al digitale condotta per Assoetica dall’istituto Scenari


Ho scritto qui a proposito della ricerca Atteggiamenti e sensazioni dei giovane (18-30 anni) di fronte al digitale.

Una descrizione dei risultati della ricerca si trova qui.

Torno sull’argomento in un articolo che appare su Agenda Digitale il 18 giugno 2021. L’aspetto più rilevante di questo articolo mi pare il mio commento a quello che mi pare il risultato più interessante, e  sorprendente, della ricerca. Scrivo nell’articolo:

“la sorpresa sta in questo: più si avanza nelle domande impegnative, eticamente rilevanti, più si divarica nelle risposte la differenza di posizione tra uomini e donne. Le donne provano meno simpatia per robot antropomorfi. sono più critiche rispetto all’interfacciamento tra esseri umani ed Intelligenze Artificiali. L’idea che in un futuro più o meno vicino, i neuroni del cervello umano possano essere connessi ad un computer tramite sottili filamenti artificiali è considerata esaltante dal 56% dei maschi, ma fa rabbrividire il 71% delle donne”.

“La ricerca mostra dunque che se sollecitati in proposito, i giovani cittadini italiani considerano importante la cautela. E mostra anche che il punto di vista femminile diverge da quello maschile: le donne sono più preoccupate, più attente ai rischi e più propense alla necessità di mettere limiti.

Possiamo di conseguenza chiederci come far sì che un atteggiamento di cautela entri nella progettazione delle varie forme di Intelligenze Artificiali, nella ricerca nel campo del Machine Learning, nella scrittura di algoritmi, in genere nello sviluppo di prodotti e servizi digitali.

La prima via, di cui abbastanza si parla, appare essere questa: più donne nelle carriere STEM.

Purtroppo non sembra una via veramente efficace.

I percorsi di studi STEM e la cultura STEM negano valore al sesso e al genere. Sembra anzi che l’essere ricercatori, scienziati, tecnici si fondi su un presupposto: l’essere uomo o donna è irrilevante. La storia da cui la cultura STEM discende vede non a caso come capostipiti Cartesio e Leibniz: per loro ciò che conta è la mente, il corpo non conta, il cervello non è altro che una macchina. Si rimuove così comodamente l’aspetto essenziale, ovvero il fatto che la cultura STEM è una cultura maschile.

Abbiamo quindi motivo di temere che le divergenze sarebbero ridotte se prendessimo in considerazione solo la popolazione femminile ri-educata da una formazione STEM.”