Appare su Direzione del Personale, rivista dell’AIDP, Associazione Italiana per la Direzione del Personale, numero 196, marzo 2021, la recensione di Giuseppe Varchetta al mio libro Le Cinque Leggi Bronzee dell’Era Digitale. E perché conviene trasgredirle, Guerini e Associati, 2020.
Cito due brani:
La riflessione centrale di Varanini pone chi legge di fronte alla circostanza che nella nostra contemporaneità “crescono e cresceranno vieppiù le macchine … più di quanto crescono gli esseri umani, a scapito degli esseri umani … ‘e che’ la macchina digitale funziona in base a un sistema di regole che l’essere umano ignora e che è costretto ad accettare” (ivi pagg 14 e 147).
Le meraviglia e lo stupore, argini epistemologici della riflessione di Varanini impediscono una visione apocalittica della fenomenologia della digitalizzazione. E’ capace il nostro autore di un vedere utopico nel quale “la libertà digitale si fonda nel concepire la società come rete, dove ogni persona è sostenuta dalla sua macchina personale nell’esercizio della propria libertà e nell’assunzione di responsabilità. La libertà digitale si fonda sulla disponibilità di conoscenze: avendo ognuno fatto esperienza del valore personalmente tratto dal patrimonio accessibile, sarà disposto a mettere a disposizione le proprie conoscenze. E ancora la libertà digitale si fonda sulla trasparenza del codice: chiarezza in merito al modo in cui sono conservate le conoscenze; comprensibilità dei linguaggi; esplicitazione delle istruzioni date alle macchine; accessibilità dei testi” (ivi pagg 63-64)
Potremo raccogliere consapevolmente tali sfide se ci convinceremo di dover “Imparare a scegliere. Dovremo scoprire in noi il senso della misura, arrivare a sapere dire di no, a saper mettere limite all’invasione delle macchine nelle nostre vite, nei nostri stessi corpi. L’avvento delle macchine, alla fin fine, ci costringe a una nuova educazione, autoeducazione … riscoprendo le nostre potenzialità, la nostra forza, il nostro coraggio, la nostra saggezza” (ivi pag 246).