Sono tornato a scrivere a proposito di ‘romanzi per i manager’. Così come avevo iniziato a fare nel gennaio 1992 sulla rivista Sviluppo & Organizzazione, e poi nei libri Romanzi per i manager, Leggere per lavorare bene, Il Principe di Condé. (Racconto la storia di queste mie proposte qui, sul blog Il Principe di Condé). Angela Gallo ha descritto quindici capacità. io ho giustapposto alla sua descrizione la narrazione che emerge da un romanzo o da un racconto. Qui di seguito propongo la mia Nota di lettura, che appare nelle prime pagine del libro.
L’urgenza, il carico di lavoro, l’impellenza dei compiti affidati condizionano la vita del manager. Spesso manca il tempo per leggere i documenti relativi al proprio lavoro. A casa, i libri si accumulano sul comodino, sul tavolo del salotto, giacciono negli scaffali. Non c’è il tempo per leggere. Manca il tempo per leggere libri che pure sappiamo utili a consolidare la propria professionalità. Come speriamo sia per voi questo libro.
Trovare il tempo per leggere romanzi è veramente difficile. Ma accade poi anche spesso che, quando la sera o durante una vacanza ci concediamo la lettura di un romanzo, si trovino subito consonanze, coincidenze. In modo inatteso e nuovo, il romanzo ci riporta sui temi che abbiamo affrontato di giorno, lavorando. Aspetti che non avevamo preso in considerazione ci appaiono in mente. Soluzioni creative ci sembrano ora possibili.
Questo accade perché mentre leggiamo la mente vaga, si muove libera da vincoli. E anche, e soprattutto, accade perché il romanziere piacevolmente ci invita a compiere la stessa operazione che lui ha compiuto: inventare mondi, tessere reti, sgarbugliare garbugli, immaginare soluzioni. Leggere romanzi ci ricorda la nostra capacità di affrontare problemi e di risolverli. Leggere ci ricorda l’importanza dell’essere sé stessi: il buon narratore non si schiaccia mai su modi consueti, sulle mode e sugli stili standardizzati. Leggere romanzi ci ricorda le nostre capacità, e ci stimola a svilupparle.
Per questo in questo libro affianchiamo alla descrizione di quindici capacità chiave, altrettanti romanzi o racconti. La narrazione è un controcanto, una proposta, nata dalla fertile mente dello scrittore, che ci permette di avvicinarci alla capacità per vie di volta in volti diverse, spesso laterali e inattese.
Per ogni capacità, si sarebbero potuti scegliere romanzi diversi. Ma proprio qui sta il senso del gioco che vi proponiamo: un gioco con l’analogia. Cercare analogie, consonanze, richiami tra le capacità e ciò che per diletto e svago leggiamo. Avendola ri-trovata, re-immaginata nel romanzo, si ritorna alla capacità con le idee più chiare, con una consapevolezza più profonda.
Il Generale Kutuzov, anziano, mite, con la fama di perdente, appare sulla scena nella parte finale del capolavoro di Tolstoj, Gerra e pace. In questo libro lo prendiamo ad emblema della capacità di iniziativa.
Kutuzov riceve, sul campo di battaglia, la visita del principe Bolkonski. “Lo prese per una mano e lo tirò a sé, porgendogli una guancia, e di nuovo il principe Andrea vide che gli occhi del vecchio erano gonfi di lacrime”. “E tuttavia, bisognerà accettare battaglia?” chiede Andrea. “Bisognerà, se tutti lo vorranno; non c’è altro da fare. Tolstoj continua: “Kutuzov lo abbracciò e lo baciò. E non appena il principe Andrea ebbe varcata la soglia, Kutuzov trasse un acquietante sospiro e riprese la lettura del romanzo che non aveva finito”.
Leggere sul campo di battaglia: mantenere la tranquillità, la consapevolezza, ma anche cercare la distanza dal rumore. Coltivare la propria consapevolezza. E concedere quindi anche così a inostri collaboratori, evitando di subissarli di ordini, consigli e controlli, lo spazio per agire.