Pubblico qui di seguito l’invito inviato per e-mail dall’appassionato libraio, Pino Sassano. Un ottimo esempio, mi pare, di come si può chiamare a partecipare a un incontro in libreria.
Lunedì 23 ottobre, alle 20:00, in Mondadori a Cosenza si berrà un bicchiere di vino parlando insieme a Francesco Varanini del libro che ha scritto con Gianluca Bocchi, “Le vie della formazione” (Guerini e associati).
Si sgranocchierà qualcosa e con Giancarlo Vivone e Pino Sassano, ospitanti per Responsabitaly e Libreria Mondadori di Cosenza, si snoccioleranno i temi di un libro che tratta il tema della formazione da un punto di vista assolutamente originale.
Una serata atipica il cui invito è in allegato.
Di seguito note raccolte dal sito dell’autore e dell’editore.
Pino Sassano
“Le vie della formazione” (Guerini e associati).
Più che alla relazione tra docenti e discenti, più che agli strumenti formativi, importa oggi porre attenzione alla formazione intesa come ‘prendere forma’: il manifestarsi di nuovi saperi, di nuovi modi di agire. Siamo tutti oggi, allo stesso tempo, docenti e discenti. Il libro inizia come dialogo, e si svolge poi come raccolta di testi scritti nel corso degli anni da due autori che si avvicinano, da punti di vista diversi, a un comune interesse: il variegato campo dell’apprendimento e della costruzione sociale di conoscenza.
pIl libro appare dunque anche testimonianza di una reciproca formazione: ognuno usa le metafore e le chiavi di lettura che gli sono proprie. La letteratura e la poesia, la scienza, la geopolitica, la tecnologia appaiono così come differenti, ma convergenti vie della formazione.
Dunque, uno strumento utile sia per insegnanti impegnati nella scuola e nell’università, sia per formatori aziendali. Per coach e per counselor. Per manager impegnati nello sviluppo delle Risorse Umane, e, più in generale, per manager attenti alle persone. Ma anche un manifesto politico: serve oggi, per il nostro Paese, una nuova alleanza fra conoscenza e progettualità. La formazione è una delle chiavi centrali di questa nuova alleanza. La sfida è appena cominciata, e richiede nuovi contributi, nuove attenzioni, nuove passioni.
Francesco Varanini è nato a Pisa il 17 aprile 1949.
Ha lavorato in Arnoldo Mondadori Editore anche come responsabile del progetto relativo allo Stabilimento Nuove Tecnologie (le tecnologie elettroniche e digitali che nella prima metà del decennio rivoluzionano il ciclo di produzione editoriale).
Dal 1991 al 1993 è Direttore Generale di Cuore Corporation, la casa editrice del settimanale Cuore.
Cura al contempo il progetto e il lancio del settimanale Il Salvagente.
Nel 1993 fonda assieme a Giovanni De Mauro il settimanale Internazionale. È Amministratore Delegato della casa editrice fino al 1994.
A partire dal 1994 F. V. lavora come consulente, formatore, direttore di ricerca, docente universitario, organizzatore di eventi.
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Perché posso dirmi formatore
Posso dirmi formatore perché
a cinque anni schierati in attesa
al termine del primo trimestre
la Direttrice i capelli bianchi a crocchia
diede a tutti la sacra pagella
ma a me no, ero abusivo, ero meteco
un auditore privo di diritti
Poi mio babbo mi ritirò dal liceo
non ero all’altezza secondo lui
per concorrere da sicuro vincitore
all’alloro scolastico
Posso dirmi formatore perché mentre ancora
si spengeva la voce del presidente di commissione
che mi proclamava dottore cum laude
il relatore mi sussurrò all’orecchio
‘Non ho niente da insegnarti’, esimendosi così,
già che c’era, dall’offrirmi uno spazietto
per provare a restare all’università
E perché a ventiquattro anni comandavo un plotone di alpini
sotto il fuoco di insensati comandi
provenienti da uno di quei telefoni a manovella
mi trovai a decisioni estreme senza via di fuga
E poi supplente alle medie superiori
consegnai il registro nelle mani della classe giacché
a responsabilità è un gioco e un rischio
E poi ancora sia pure di straforo docente universitario a mia volta
colleghi professori professoravano
sfilavano i laureandi di fronte ai membri della commissione
tra cui io, per stringere la mano
mi ritrovai allora a guardare negli occhi
quel ragazzo umiliato
da ingiusta valutazione
Posso dirmi formatore perché
tre giorni di canoa su per il río Onzole, morenos
costretti nel ruolo di alfabetizzandi mi mostrarono
che sarebbe facilissimo imparare
ma scrivere e leggere non serve a nulla
con buona pace di Paulo Freire – a loro
i maschi, del mondo moderno
interessavano solo le partite di calcio alla radio
e le donne mi chiedevano insegnassi loro i quebrados perché
erano venute a sapere che questo
si studiava nella Sexta
per loro, il Master di Harvard
E poi durante il turno di notte mentre
alimentata da secchi di vernice
girava la gran macchina sputando segnature
gli operai mi insegnarono come
sabotare la produzione, nel caso
il loro senso di giustizia richiedesse il gesto
Posso dirmi formatore perché
un certo giorno dei primi Anni Ottanta, mi immersi
al colmo della meraviglia
nel fluido testo emergente
nonostante i fosfori verdi vivo
sullo schermo di un computer non più lontano Mainframe,
ma assurto a personale strumento di scrittura
E poi una notte siccome i maestri
sono lontani e spesso involontari
cosicché mi permisi di considerare mio maestro
il grande Caín – mi piace ricordarlo
stanco di scrivere
chiuso a sognare la sera in quel cinema
lì al Vedado sull’angolo della Rampa
nell’Habana anni sessanta
vagavo per la Rete in cerca di sue tracce
inciampai allora in giornalista che retorico affermava
intervistando Caín
Hay una nebulosa actual que envuelve
al mercado editorial, escritores
y editores, gustos prefabricados…
E Caín avvolto nel fumo denso del suo puro
risponde e dietro le lenti
Hay algunos libros interesantes, no crea:
El viaje literario de Francesco Varanini,
que da su merecido a la crítica más
complaciente y a la vez
apuesta por la novela ocasional,
no un libro cada año con formas como fórmulas
Posso dirmi formatore perché
dopo affannata corsa nel metro giunsi
quasi puntuale di fronte al mio padrone
lui al riparo di augusta scrivania sulla quale ignaro posai
la mia penna Montblanc
e lui sovrappensiero ma non troppo
se la prese tra le dita
non poteva essere mio codesto
modesto feticcio del potere
Poi un dì fui cacciato dal paradiso dei manager
e tornai al mio primo lavoro in azienda: formatore
tornai così a quando Sergio mi insegnava a contaminare
umanesimo e socioanalisi e sapienza operaia
tornai a quando conobbi Massimo
amico, formatore per tutta la vita
Trentanni dopo Massimo vittima di fato insensato, claudicante,
già impedito nel corpo continuò fino all’estremo
l’esercizio di questa professione: formatore
E poi un giorno ormai in veste di formatore
quasi senior in una di quelle liturgiche
aule ad anfiteatro guardai per terra
e vidi e raccolsi ignota monetina
su questa imbastii la mia lezione – ma nessuno
degli ospiti seduti lassù nell’ultima fila
ad osservare il mio operato
volle credere che fosse per caso
apprezzavano certo la mia trovata, ma credono ancora
che avessi buttato io lì prima ad arte l’artefatto
Posso dirmi formatore perché
ricordo sedute di progettazione
ogni maschio formatore esponeva
come in gara aperta tra di noi
la sua fallica merce, i suoi fungibili fuochi d’artificio. Io dissi:
porto in aula la poesia, la letteratura, perché mi sento uno scrittore
Mi rispose con occhi sgranati un collega:
non dirmi che ci credi davvero.
Sì ci credo davvero.”.