Jaime Sáenz, un destino latinoamericano, conferenza nel quadro di Factor Poesía, III Encuentro de Fronteras, Santiago de Chile, 22-24 novembre 2004


Sono stato invitato a partecipare, tra il 22 e il 26 novembre 2004, a Santiago del Chile, a Factor Poesía, III Encuentro de Fronteras, Coloquio internacional de literatura.
Erano ospiti e relatori, oltre a me: Rodolfo Enrique Fogwill, Antonio Cisneros, Oscar Taborda, Marina Colasanti, Leopoldo María Panero, Armando Uribe, Gonzalo Rojas, Ignacio Echevarría, Marco Antonio Campos, José Kozer.

 

 

(Le tre immagini in formato pdf, per chi volesse leggere il testo, qui, qui, e qui).

Ho parlato a proposito del poeta e romanziere boliviano Jaime Sáenz, quasi del tutto ignoto allora in Cile.

Si seguito l’inizio del testo che è stato traccia della mia conferenza.

Jaime Sáenz y su extraña fortuna.
Sono passati diversi mesi da quando Roberto Brodsky mi ha scritto chiedendomi il tema di questo mio intervento – il tema del quale mi sarebbe piaciuto parlare.
Mi sembra utile e interessante lavorare a partire da vincoli – usando un concetto di un mondo apparentemente lontano dalla poesia, un concetto chiave dell’economia, si può dire che la poesia, in fondo, è un problema di massimizzazione vincolata. La rima, e in genere la forma del testo, così importanti nella poesia, impongono un vincolo esterno a chi scrive. Un vincolo virtuoso, che obbliga l’autore a scommesse più alte e potenzia la qualità del testo.
Perciò avrei preferito che Roberto mi desse un compito – e invece mi ha chiesto di scegliere, di proporre il mio tema.
Mi sono trovato così a fare tre proposte.
La prima: Virgilio Piñera como alter ego de José Lezama Lima.
En un sentido distinto de Carpentier, Piñeira es el verdadero alter ego de Lezama. Hay un riquísimo intercambio poético entre los dos. Uno dedica poesía al otro, el otro contesta, es una ‘fiesta’ y una ‘contienda’ al mismo tempo. Hay consideración y aprecio, pero también competición entre los dos.
La seconda: Elena Garro, sombra y lucero de Octavio Paz
Garro, gran novelista, primiera mujer de Paz, escribió una novela ‘de fundación’, Recuerdos del porvenir, obra de gran importancia, a la altura de Rulfo o del primer García Márquez. Después de años volvió a escribir novelas donde sempre el personale (negativo) e Octavio. Esto no impide que toda la poesía de Octavio quede vinculada a un momento germinal, a una escena primaria: como atestiguan las dos versiones de Bajo tu clara sombra Elena es su musa.
La terza: Jaime Sáenz y su extraña fortuna italiana.
Saenz, gran poeta boliviano, podría decir versión andina y casi-aymara da Lezama. Su novela Felipe Delgado es una obra maestra. Con todo esto la fama del Senza dista de ser a la altura de lo que el autor merecería. Es difícil hoy día conseguir una copia en castellano de Felipe Delgado, y también de las poesías, aun en Bolívia. Pero, por azar y una extraña historia, ocurre que hay traducción italiana de la novela, etc. etc.
Roberto mi risponde che “me parece muy bien lo de Saenz, con un título cercano a “El caso de Jaime Sáenz, un destino latinoamericano”, o algo por ahí”. Nelle e-mail scambiate, Roberto accennava appunto al fatto che il destino di questo poeta, la sua strana fortuna, è “muy latinoamericano”.
Credo di capire abbastanza bene cosa intendeva dire Roberto, ma lo lascio dire a lui. Io sono europeo, italiano, sono qui ospite, guardo il mondo con i miei occhi, osservo da straniero e da dilettante la letteratura ispanaoamericana. Non ho nessuna verità da trasmettere. Ho una storia da raccontare. Lasciatemela raccontare.